ANCORA DISOCCUPATA

Come dicevo qualche post fa, sono di nuovo disoccupata. Questa volta per volontà mia o meglio sono stata costretta a rimanere a casa dal negozio per  due motivi molto gravi : il primo, perché dopo non so quante mie richieste di mettermi in regola il titolare ancora non si degnava di farlo, mi diceva che prima o poi lo avrebbe fatto, ma che in questo momento non poteva permetterselo.  Io sinceramente non avevo voglia di rischiare e lavorare in nero in un posto pubblico.
Secondo motivo: sto ancora aspettando di essere pagata e quindi sono anche abbastanza incavolata.. Purtroppo ho dato fiducia a una persona che da una parte mi faceva pena perché da quel che mi diceva il lavoro era diminuito molto ed era rimasto indietro con i vari pagamenti, con i fornitori, con l'affitto .. Col senno di poi avrei smesso prima, fatto sta ora mi deve ben due mesi di stipendio che spero di riuscire ad avere.

Stavolta devo dare ragione a mio marito che continua a dirmi che a essere troppo buoni si passa per co...ni..
 Ha tutte le ragioni del mondo e continua a ripetermi che avrei dovuto stare a casa prima, che dovevo chiedergli continuamente i soldi e tartassarlo di più fino allo sfinimento, ma io non sono il tipo, mi piace il quieto vivere.. a volte cerco di evitare certe situazioni, proprio perché mi conosco e so come sono fatta, se ne sento sentore già in partenza non inizio nemmeno a impelagarmi..
Già il solo fatto di aver lavorato in nero per un po' non mi andava bene, tenevo duro solo perché mi avevano promesso di regolarizzare il mio lavoro e in più mi era molto comodo, vicino a casa e con orari adatti alle mie esigenze.
Non nego di essere demoralizzata, il sacrificio di questi mesi è stato tanto, lavorando 40 ore settimanali compresi i festivi dando il mio tempo e le mie energie a un personaggio che fin da subito si è  approfittato della situazione..

Comunque ormai è andata così e non ci posso fare niente.
Vedrò in futuro di scansare certi personaggi oppure vedrò di svegliarmi prima.







Quando si lavora senza contratto, il rischio di subire dei soprusi è all'ordine del giorno: dagli orari che quasi mai sono quelli concordati, ai permessi non concessi, agli stipendi non corrisposti, l'elenco dei diritti fondamentali violati è lungo. Tuttavia, in tempi di crisi, tra stare a casa senza fare nulla e accettare un'occupazione non in regola, la seconda opzione è la scelta di molti.

In Italia sono tante (purtroppo) le ragioni per avviare una vertenza e il lavoro in nero è una delle più frequenti. Approfittando della disoccupazione che attanaglia il paese, infatti, numerosi imprenditori o sedicenti tali impiegano persone nelle proprie attività senza assumerle. Un rischio tanto per il datore di lavoro che per il dipendente, ma che in un'ottica costi/benefici al primo conviene di sicuro più che al secondo. Se però al danno di lavorare senza assicurazione e senza contributi si aggiungono anche molestie, maltrattamenti e mancato pagamento dello stipendio, allora è proprio il momento di dire basta.
In questo caso, la prima cosa da fare è denunciare i fatti all’Ispettorato del Lavoro presso la Direzione Provinciale del Lavoro di pertinenza, riportando tutti i dati relativi l'attività svolta (quindi giorno di inizio e di fine, orario, retribuzione e via dicendo) ed eventuali prove documentali e/o testimoni che possono avvalorare la denuncia.
Il passo successivo, poi, è quello di rivolgersi a un avvocato o, se non si dispone di un budget sufficiente, all'Ufficio Vertenze e Legale di un sindacato: per avere diritto all'assistenza è richiesta l'iscrizione allo stesso, ma la consulenza prestata dalle associazioni di categoria ha dei costi decisamente più contenuti rispetto a quelli di un libero professionista (pari a un contributo di solidarietà calcolato sulle somme incassate). Una volta presentato il caso agli operatori preposti, questi verificano se è necessario un incontro preliminare con un legale, altrimenti procedono ad aprire la pratica.
Il sindacato prende dunque contatto con il datore di lavoro, inviandogli una lettera raccomandata con una sintesi dei problemi contestati e un invito a presentarsi in sede per una conciliazione. I casi quindi sono due: il datore di lavoro accetta, e allora il dipendente viene tenuto aggiornato sugli sviluppi fino alla sottoscrizione di un accordo tra le parti, oppure non accetta e la vertenza è assegnata a uno degli studi legali convenzionati con il sindacato. Da questo momento a un'eventuale sentenza del Giudice del Lavoro solitamente passano 1 o 2 anni


Se fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio, in caso di lavoro senza contratto prendere qualche precauzione non è mai sbagliato. Anche se non si ha in mente di avviare una vertenza per lavoro in nero, infatti, è possibile cautelarsi con alcuni semplici accorgimenti.
Per prima cosa è buona norma segnare la data di inizio del lavoro e poi tenere un quaderno aggiornato con le ore svolte (compresi gli straordinari), le assenze fatte (specificando se si tratta di permessi, ferie o malattie) e i pagamenti ricevuti. Se questi sono effettuati con assegni è bene farne una fotocopia, così come di ogni documento attestante la presenza sul luogo di lavoro.
Infine, per non ritrovarsi da soli o senza testimoni in caso di vertenza, è importante prendere tutti i riferimenti dei colleghi e avere un comportamento 'abitudinario', ovvero frequentare i bar e i negozi vicino al luogo di lavoro in modo da restare impressi ai titolari.

Fonte http://www.excite.it/

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