DALLA PARTE DEL NEONATO


Ma torniamo al gioco e cominciamo dall’inizio...

il pensiero del bimbo


Io in qualche modo gioco da quando ero nella pancia, da quando mi succhiavo il dito e muovevo mani e piedi, che tu sentivi premere e calciare dentro di te.
Da quando riconoscevo la tua voce,
il ritmo del tuo cuore e del tuo respiro e mi addormentavo cullato nell’onda dei tuoi passi.
Sono i primi giorni che passiamo insieme, per me tutto è nuovo, mi sento disorientato e non capisco cosa mi accade: luci, rumori, voci, spostamenti del mio corpo,
fame, male al pancino...

Ci sono però dei momenti
in cui avviene qualcosa di speciale:
provo e riconosco quelle stesse sensazioni che mi hanno accompagnato per 9 mesi, e mi sento di nuovo sicuro. 


Succede quando sono sostenuto e contenuto dalle tue braccia con il viso vicino al tuo cuore (che sicurezza sentire ancora quello stesso battito ritmato).
O quando le tue mani mi toccano delicatamente per dare dei confini alle mie braccia e alle mie gambe che si muovono in modo disordinato, soprattutto quando non sto bene...
O quando tu mi culli e mi dondoli e mi sembra ancora di galleggiare in quel liquido che mi avvolgeva e attenuava rumori e luci.
È così che inizio a capire che alcune situazioni mi fanno stare bene e mi piacciono  e altre mi fanno stare male 
e non mi piacciono.
...e si sa, ho un solo modo per dire che qualcosa mi da fastidio: inizio ad agitarmi, muovendomi sempre di più,  e piango. 
Siete bravissimi perché imparate presto a capire se piango per fame, sonno, dolore... A volte piango perché provo una sensazione strana che voi grandi chiamate paura. Paura del vuoto, di non sentire confini: l’unico spazio che conoscevo era quello della pancia e ora mi trovo immerso in uno spazio così grande. Mi sembra di perdermi e mi sento solo. Così piango, per chiamarti e ritrovare quelle braccia che sanno contenermi e mi fanno stare bene. Questo è davvero importante per me: stare il più possibile in contatto con il tuo corpo. Solo così potrò maturare quella sicurezza che mi permetterà piano piano di staccarmi da te per iniziare a scoprire il mondo. Con il passare dei mesi mi basteranno la tua voce che mi parla, uno sguardo o un sorriso per farmi capire che ci sei.
Quando sono sereno e calmo tra le tue braccia inizia a crearsi tra di noi un modo speciale di stare insieme. Un modo di toccarsi e di guardarsi un po’ diverso dal solito e questo modo può già essere chiamato gioco. Come quando gioco con il tuo capezzolo o con il biberon perché non ho più fame... (lo mollo, ti guardo, lo riprendo... e tu sorridi). Si crea un ritmo tra di noi, un “gioco” di scambi. Quando fai suonare qualcosa accanto a me giro lo sguardo curioso... suoni ancora, magari dall’altra parte, e io mi volto di nuovo... La tua voce è un punto di riferimento: la riconosco, la seguo con gli occhi ed inizio a guardarti. Da vicino ti vedo bene sai: quando i nostri occhi si incrociano so che leggi nei miei lo stupore per tutto quello che sta accadendo e io sento nei tuoi tanto amore.

Tratto da IL LIBRO GIOCO

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