IL PIANTO DEL NEONATO

Non sempre è facile capire i bisogni del nostro bambino. Ci sono stati parecchi episodi in cui mi chiedevo perché piangesse, (anche tuttora succede); cambiata era stato cambiata, mangiato aveva mangiato, eppure strillava come una pazza.
Il pianto non è necessariamente un segno di malessere, a volte può trattarsi di accumulo di stress come nel mio caso, dovuto alla fatica di addormentarsi. Ma può capitare anche per un rumore improvviso, per uno spavento ( la mia starnutiva e dallo spavento piangeva), da stimolazione eccessiva oppure bisogno di essere consolato dopo un brusco risveglio.

Piangere e' l'unico modo che il bambino conosce per comunicare i propri bisogni.

"È giusto lasciarlo piangere?
Il pianto non va mai ignorato, anche se non riusciamo a capirne le
ragioni. Se si lascia solo il bambino e si aspetta che finisca di
piangere per prenderlo in braccio, non sarà in grado di
collegare il suo pianto alla nostra risposta e, al tempo stesso,
impererà che non ha nessuna possibilità di comunicare
i suoi desideri.
Quando sentiamo il pianto del nostro bambino il primo pensiero
dovrebbe essere quello di fargli capire che gli siamo vicini. Anche
se il pianto è dovuto ad un disagio fisico, che va risolto,
il bambino va con-solato nel vero senso della parola: “stare vicino
a chi è solo”. Se accorriamo ma dentro di noi siamo irritati
infastiditi impazienti, le sue sensibilissime antenne percepiranno
il nostro stato d’animo e, anzichè calmarsi, si
sentirà ancora più sconsolato.
Il contatto fisico fatto di (il massaggio), la musica, l’uso del marsupio, abituare
molto gradualmente il bambino al distacco dalla madre, rassicurarlo
ed essere affettivamente presente sono fattori importanti che
aiutano il bambino a crescere e superare quelle paure che segnano
un passaggio obbligato verso uno sviluppo equilibrato. Inutile
ricordare che il clima famigliare che lo circonda gioca un ruolo
fondamentale per creare un’atmosfera rilassata anche per
trasformare il pianto in un bel sorriso!

Tratto dal libro: Perchè piange?, Nessia Laniado.
Red
Editore


Fonte


STANCHEZZA.  Sbadiglia, se non viene messo a letto scalcia, si agita, si graffia la faccia, si dimena. Inizia con un lamento e poi un forte pianto.
ECCESSO DI STIMOLI. Agita braccia e gambe, sposta la testa dalla luce, si allontana da chiunque cerchi di giocare con lui. Pianto lungo e forte.
DOLORE/ARIA NELLA PANCIA. Il corpo si irrigidisce, porta le ginocchia al petto, il volto e' contratto in un'espressione di dolore. Urla acute che cominciano senza preavviso.
FAME. Si porta i pugnetti alla bocca. Leggero rumore simile alla tosse, poi inizia il pianto prima breve poi con ritmo più stabile.
FREDDO. Pelle d'oca, tremolio, estremità fredde. Pianto forte, con tremolio del labbro inferiore.
CALDO. E' caldo e sudato, rosso in viso, fatica a respirare. Lamento nervoso simile a un respiro affannoso, prima basso per qualche minuto; se il bimbo viene lasciato solo diventa pianto.
BISOGNO DI CONTATTO. Si guarda attorno cercandovi. Rumori tipo versetti che si trasformano in waa. Il pianto sparisce se il bimbo viene preso un braccio.

psicologoafrosinone.it


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